DIXIT DOMINUS
Il programma di quest’anno continuerà con alcuni brani piuttosto impegnativi: “Dixit Dominus” di Alessandro Scarlatti,molto elaborato sia sul piano strumentale che sul piano vocale, dove il Coro si alterna a voci soliste ; il “Gloria” di Vivaldi , “Da nobis pacem” di Mendelssohn e “Elegischer Gesang” di Beethoven.
“DIXIT DOMINUS” – Salmo 109
ALESSANDRO SCARLATTI (Palermo 1660 – Napoli 1725)
Alessandro Scarlatti fu il principale operista italiano del suo tempo ed influenzò notevolmente la musica teatrale europea. Dopo la sua morte crebbe rapidamente la fama del suo figlio sestogenito Domenico (Napoli 1685 – Madrid 1757) notissimo soprattutto per la sua musica per clavicembalo, nella quale si affermò come vero e proprio creatore di uno stile.
Il melodramma acquisì con A. Scarlatti alcuni elementi tipici come la sinfonia d’apertura, il recitativo accompagnato e l’aria nella forma con il da-capo.
Massimo rappresentante della scuola napoletana, la sua è la figura di maggior statura nell’opera italiana tra Monteverdi e Rossini. Nelle sue numerose opere, anche le formule stereotipate e le concessioni alla moda sono riscattate da un linguaggio nobile cui potevano appoggiarsi con eleganza le coloriture espressive ed i preziosismi canori degli interpreti, che a quell’epoca erano i veri dominatori ed artefici del successo di questo genere musicale.
Vastissimo è il numero delle sue cantate da camera (oltre 600); in questo genere fu autore insuperabile e fornì esempi seguiti anche da Handel e Bach.
Mirabile è anche la sua produzione di musica sacra e di oratori.
Del salmo “Dixit Dominus” sono pervenute a noi tre versioni composte da A. Scarlatti. La prima, a cinque voci (SSATB) è in stile antico; la seconda, a cinque voci (SSATB), oboi, violini, viola e continuo, è incompleta. Questa in programma è la terza, a quattro voci (SATB), tre violini e continuo. Il manoscritto si trova nella Biblioteca del Conservatorio di Milano e probabilmente non è stato scritto direttamente da Scarlatti, bensì ricostruito da parti staccate per opera di un copista. Nessun dubbio sull’attribuzione a Scarlatti (il cui nome compare sul manoscritto), poiché egli non era particolarmente ammirato negli ultimi anni della sua vita e quindi non c’era alcun vantaggio dall’attribuire a lui una composizione di altri. L’inusuale orchestrazione a tre violini senza viola, le arie e la potente fuga finale sono tutte caratteristiche dell’ultimo periodo di Scarlatti.
Alcune corrispondenze con il famoso Dixit Dominus di Handel del 1707 fanno ritenere che Handel avesse ben presente questa composizione di Scarlatti. Se questa supposizione è corretta, la data di stesura potrebbe essere di poco precedente il 1707 e certamente posteriore al 1703, anno in cui Scarlatti iniziò a comporre grandi opere liturgiche per i suoi clienti romani.
Non si conosce l’occasione per la quale fu scritto questo pezzo.
Grazie!