
Riflessioni sulla coralità
http://www.clarin.com/sociedad/canto-actividad-suntuaria-viene-hombre_0_505749675.html
Nestor Andrenacci
Quando un gruppo di persone che cantano diventa un coro?
Quando c’è una volontà comune che unifica l’intenzione di cantare.
A che punto si può dire che un gruppo di cantanti diventa un coro?
Quanti granelli di sabbia fanno un sacco? Direi da 12 persone potrebbe essere formato un coro di camera. La parola coro ha piuttosto vaghi e imprecisi confini tra un coro da camera e un coro. Ad esempio, i tifosi del calcio possono essere un coro, e le persone che cantano uno slogan ad una manifestazione politica possono essere un altro, perché sia la volontà di fare è impostarlo un certo modo.
Ma non c’è nessun direttore?
No. E se c’è, è anonimo.
E non importa se stonano?
No, ovviamente. Ma sentite le registrazioni, le folle non stonano ed è divertente che sia cosi.
Perché?
È il risultato di migliaia di voci e si fa una media.
Come prendere la decisione di accettare o meno un cantante nel coro?
È essenziale che la voce sia sana. Camminare è molto sano, ma se si hanno calli plantari diventa complicato. Il canto è una attività salutare ma con i noduli alla gola, in pratica, è controproducente.
Capisce dall’ ascolto se ha una malattia?
Sì. Ci sono cantanti nella musica popolare, che cantando con delle patologie vocali ed è parte del suo fascino, la voce che dà questa patologia. Per il tipo che musica che faccio -musica da camera, repertorio, popolare, antica e sinfonico corale- davvero non sono interessato alle grandi voci ma se i cantanti sono flessibili e agili, mentalmente e vocalmente.
Ci sono stati grandi direttori, quali Toscanini, che erano dittatori. Come dovrebbe fare un direttore per evitare di cadere in una dittatura?
Il limite etico per me non è tanto l’imperativo di raggiungere un obiettivo musicale, ma cosa esiste dietro, che forma un desiderio artistico di comunicare in qualche modo.
E come si fa questo?
Lavoro basato sulle persone e sugli obbiettivi. A volte sono un po’ distante e freddo; altro terribilmente emotivo, perché penso che cosi è il miglior modo per raggiungere quello che voglio.
Come si fa a tenere in testa tutte le voci senza impazzire, e allo stesso tempo dirigere?
Dovrebbe stabilirsi una sorta di guida, una gerarchia.
Come mai?
Lo spiego con uno scherzo. “Un uomo affitta un palazzo e il giorno dopo arriva furioso all’agenzia immobiliare:la casa è piena di topi. Non ci credono e l’accompagnano a vedere il palazzo. L’uomo apre la porta, tirato un pezzo di pane, appare un topo e mangia. Getta un pezzo più grande e alcuni ratti si presentano. Poi lascia cadere un altro pezzo, appare un pesce-gatto e mangia. ‘Ma è un pesce gatto’, dice l’immobiliare. ‘Sì, sì, me dell’umidità parliamo di seguito.” Come direttore sento un sacco di cose, ma da dove cominciare, dal ratto o dal pesce-gatto. Le priorità definiscono la finezza di un direttore: domande di intonazione, di timbro, di pronuncia, di ritmo, di indicazioni personalizzate o di lavoro colletivo. Si deve sapere incoraggiare e criticare, che cosa promuovere e cosa scartare. Si fa un taglio della realtà, una selezione.
Ci sono le gelosia tra i cantanti?
Credo di si, come in ogni attività umana.
Come lo si fa a trattare dal punto di vista del direttore?
Nessuna formula, come nella vita. Prima avevo una visione idilliaca dell’ attività artistica, ma non oggi. Ho imparato che alcune persone non vanno d’accordo, ma possono cantare insieme e raggiungere una squisita sensibilità.
Che cosa fa un direttore quando il coro stona?
Alcuni cori sono stonati per disattenzione, non per mancanza di capacità. Altri non sanno come intonare. I primi si possono migliorare con più prove, ai secondi li si deve insegnare a intonare.
Ha importanza che i cantanti capiscano il testo che cantano?
A me aiuta sapere quello che sto dicendo, inserire il testo attraverso la cultura a cui appartiene. Grandi musicisti credono che basta sentire il polso, l’ istinto musicale di un lavoro per collegarsi con la sua essenza. Schoenberg ha detto che non aveva prestato attenzione ai testi delle Lieders di Schubert, ma non per questo ha cambiato il suo apprezzamento sui brani.
Canta a casa sua?
Prima cantavo molto ai miei figli e con i miei figli. Ora canto per strada, a piedi.
Le persone cantano per strada?
Più di quanto si pensi. Cantare è un’attività che viene nel origine l’uomo, è inerente ad esso, non è un’attività suntuaria.